Come gestire un conflitto nel lavoro prosociale?
Gestire un conflitto non è mai semplice soprattutto se le parti in gioco portano con sé profonde fragilità esistenziali.
Il lavoro prosociale tra le sue tante competenze ha il dovere di farsi carico dei conflitti che sorgono tra i propri utenti per affrontarli in modo pacifico grazie alla mediazione e al colloquio motivazionale.
Di seguito vediamo insieme come sia possibile risolvere i conflitti pacificamente per ricreare un equilibrio relazionale accettabile tra tutti i soggetti coinvolti.

Il conflitto nel lavoro prosociale
Lavorando nel mondo prosociale possono crearsi diversi tipi di conflitti:
- Conflitti intrapersonali: caratterizzati da uno scontro con se stessi. Il soggetto valuta una situazione confrontandone i pro e i contro senza riuscire a compiere una scelta e così facendo il conflitto tende ad incistarsi
- Conflitti interpersonali: caratterizzati dallo scontro tra due o più soggetti contrapposti
- Conflitti tra gruppi: caratterizzati dallo scontro tra gruppi diversi a causa di motivi economici, culturali, etnici, religiosi ecc… che vedono nella diversità un problema piuttosto che una risorsa
Le cause principali di un conflitto, si fondano sulla frustrazione di uno o più bisogni fondamentali dell’uomo, studiati in modo approfondito da Abraham Maslow e possono essere così riassunti: senso di sicurezza, autostima, autoaffermazione, riconoscimento altrui, rispetto.
Spesso i conflitti nascono da una visione soggettiva della realtà che si fonda sulle paure, sui desideri, sulle esperienze passate e sui pregiudizi attuali.
I conflitti possono essere risolti in due modi distinti che a livello sociale portano a risultati contrapposti:
- Una modalità costruttiva: attraverso un’azione prosociale di mediazione e pacificazione non violenta.
- Una modalità distruttiva: attraverso una lotta aggressiva e violenta tra le parti che sfocia inevitabilmente in conflitti più ampi e/o mettendo in atto meccanismi di allontanamento che di fatto tendono ad isolare e ghettizzare le persone coinvolte, attivamente o passivamente, nel conflitto stesso.
Come risolvere pacificamente un conflitto: metodologia
Come prima cosa è necessario identificare la radice reale e concreta del conflitto da risolvere.
Per procedere al meglio è fondamentale l’analisi delle molteplici criticità grazie alla suddivisione in sotto-problemi specifici che spesso nascondono in sé la reale motivazione del conflitto.
Successivamente si procede formulando delle ipotesi sul come risolvere le difficoltà emerse nell’analisi e infine si definiscono i passi, grazie al colloquio motivazionale, da compiere per gestire e risolvere la conflittualità.
In merito ti lascio il link di un libro che ho scritto: Parlare con il minore: ascolto protetto e colloquio motivazionale, dove analizzo la validità del colloquio motivazionale nella gestione dei colloqui per la messa in prova nei minori che delinquono.
Nei primi tempi la messa in atto della soluzione prescelta per la risoluzione del conflitto deve essere costantemente monitorata, ricordando sempre che nulla è scritto nella pietra e ogni soluzione può essere modificata e trasformata in itinere.
La mediazione nella risoluzione pacifica dei conflitti
La mediazione è un processo dialettico che verte al riavvicinamento di soggetti tra loro in conflitto. Grazie alla comprensione delle motivazioni che hanno portato alla conflittualità e alla modificazione delle modalità comunicative in atto, è possibile ricostruire dei ponti relazionali interrotti dal conflitto stesso.
Per la creazione di un intervento di mediazione efficace sono necessarie molteplici professionalità che grazie alla loro diversità possono leggere e comprendere pienamente il conflitto in atto.
- Un approccio filosofico che sottolinei l’aspetto dialettico e ne comprenda le dinamiche cognitive
- Sociologico che metta in risalto la funzionalità prosociale dell’intervento
- Psicologico che metta in risalto le dinamiche emotive e socio-relazionali per comprendere e risolvere la conflittualità
- Criminologico in caso il conflitto sia sfociato in un reato
Analizziamo ora insieme la dinamica motivazionale che permette il successo di un processo di mediazione.
Informazione – comunicazione attiva – decisione
Ogni processo di mediazione si fonda sui seguenti principi:
Riflessione – Apprendimento – Abilità: questo approccio cognitivo è alla base di ogni ricerca per identificare e sviluppare nuove abilità cognitive.
Nella ricerca di una soluzione condivisa dei conflitti è importante non chiudersi in schemi mentali precostituiti ma sviluppare nuove abilità cognitive, emotive, sociali e relazionali, imparando a collocarsi in un nuovo contesto.
Ogni progetto socioeducativo, mette le basi per la creazione di un processo metacognitivo che permetta all’operatore sociale e alle parti in conflitto di gestire le più svariate situazioni: comprensive, affettive, emotive dei soggetti in conflitto, mettendone in luce le abilità e le competenze anche solo residue.
Tale processo è simile ad un viaggio dentro e fuori di sé e permette di fornire gli strumenti per una risoluzione pacifica dei conflitti facendo leva sui punti di forza soggettivi per potenziare, grazie agli interventi prosociali, i punti di debolezza.
In questo viaggio dinamico di mediazione gli utenti devono essere visti come co-costruttori della propria realtà emergente e non come soggetti passivi.
Di seguito per comprendere al meglio quanto espresso in questo paragrafo sulle dinamiche nella mediazione pacifica dei conflitti trovi un video: Come educare alla prosocialità grazie all’educazione emotiva. In aggiunta un secondo video dedicato alla conflittualità in famiglia: Come superare i conflitti familiari.
Un esempio di mediazione nei conflitti interculturali
Le dinamiche relazionali su cui improntare un processo di mediazione interculturale grazie al colloquio motivazionale per la risoluzione pacifica dei conflitti possono essere così semplificate:
Ispirarsi a principi di non violenza dove il clima in cui si lavora è empatico e di ascolto reciproco non giudicante delle parti in gioco. Pensiamo in modo particolare ai conflitti basati sull’intolleranza religiosa, la povertà estrema e le differenze etniche.
Il dialogo e l’ascolto attivo reciproco non giudicante è indispensabile per ‘leggere’ le dinamiche culturali e socio-relazionali all’interno dei gruppi o di singoli soggetti in conflitto, creando spazi di cooperazione tra le parti.
La cooperazione è l’elemento fondante nell’ideazione di ogni percorso condiviso per uscire pacificamente dalla conflittualità.
Per creare un rapporto collaborativo tra i soggetti coinvolti nel conflitto in atto, si può partire dalla stesura di una mappa di principi guida dove indicare i punto fondamentali per la realizzazione del bene comune e la cessazione della conflittualità in atto.
Per concludere
Il lavoro prosociale mi mette in gioco e ti mette in gioco ogni giorno grazie a nuove sfide da affrontare pacificamente con dedizione e determinazione per rendere il mondo in cui viviamo un posto migliore.
Se hai trovato utile questo articolo dedicato alla risoluzione pacifica dei conflitti nel lavoro prosociale e hai bisogno di ulteriori approfondimenti metodologici ti lascio il link all’articolo: Interventi socioeducativi nel lavoro prosociale.
Ti sarei molto grata se decidessi di condividere il mio lavoro e di lasciarmi un tuo commento. Inoltre puoi continuare a seguirmi sul mio canale YouTube.