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Ignavia, accidia: significato, definizione, senso

L’ignavia è una pericolosa propensione dello spirito all’indolenza, alla pigrizia e alla viltà.

Gli ignavi non prendono mai una posizione decisa, si insinuano nell’esistenza senza lasciare traccia di sé, capaci esclusivamente di nascondersi per non assumersi le proprie responsabilità.

Entriamo ora con passo leggero nell’Antinferno, guidati da un grande maestro della letteratura italiana: Dante Alighieri e grazie alle sue parole comprendiamo il significato di ignavia e quanto possa essere pericolosa per la nostra anima.

ignavia significato
Gli ignavi coloro che non prendono mai parte

Ignavia significato

L’ignavia è uno dei sette vizi capitali. Spesso i termini ignavia e accidia vengono usati come sinonimi ma vedremo più avanti le loro sottili differenze.

L’ignavia viene definita come indolenza morale, un’avversione all’operare, un’inerzia permanete del corpo e dello spirito.

“Coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”

Così Dante nel Terzo Canto dell’Inferno descrive le anime malvagie degli ignavi, coloro che nella vita non dimostrarono né infamia né lode.

Le anime degli ignavi sono tiepide. Per paura o tornaconto, non prendono mai una posizione né una decisione. Se ne stanno in disparte e per viltà attendono che la tempesta passi prima di schierarsi dalla parte per loro più conveniente.

Gli ignavi attraversano l’esistenza come ombre, senza fare nulla né di buono, né di cattivo.

Hanno paura di agire, di esprimere liberamente le proprie idee, tendono a seguire la maggioranza per non avere fastidi, vili e pusillanimi, non vivono pur camminando su questa terra.

Ignavia definizione: un vizio in bilico tra pigrizia e viltà

“Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa”

Dante pone gli ignavi nell’Antinferno poiché tanto Dio, quanto il demonio, non vogliono saperne di loro.

Così vengono descritti questi poveri spiriti inquieti: le misere anime sono costrette a correre nude per l’eternità seguendo senza sosta un vessillo, tormentate da vespe e mosconi che rigano di sangue il loro corpo pungendolo continuamente.

I loro piedi affondano nella terra cosparsa di vermi che si nutrono delle loro lacrime miste al loro sangue.

Il loro destino nel regno dell’oltretomba è tragico. Il paradiso non può accoglierli e l’inferno li rifiuta. Le anime degli ignavi sono condannate  a rincorrere senza sosta una bandiera.

In vita queste anime sono state vili e per punizione, nella morte, sono costretta ad inseguire un’inutile vessillo ridotto ad uno straccio.

Tra queste ombre Dante riconosce Celestino V che una volta salito al soglio pontificio si dimise, incapace di sopportarne la responsabilità. Al suo posto divenne papa Bonifacio VIII che volle l’esilio di Dante dalla sua amata Firenze.

Accidia: malinconia, stanchezza di esistere

Il termine accidia viene spesso utilizzato come sinonimo di ignavia ma come tutte le parole possiede una vita a sé, evolvendo di significato e senso.

L’accidia è una propensione alla noia e alla negligenza morale, un’avversione all’operare il bene.

San Tommaso d’Aquino definisce l’accidia come:

” … il rattristarsi del bene divino”

Soren Kierkegaard ne descrive l’aspetto introspettivo:

“è peccato non volere profondamente e sentitamente”

Gli Stoici parlano di ignava ratio o ragion pigra, una singolare forma di accidia, descritta magistralmente, molti secoli avanti, da Immanuel Kant nell’Appendice della dialettica trascendentale alla Critica della ragion pura, come lo stato della ragione che si compiace di sé nel momento in cui una ricerca può dirsi definitivamente conclusa.

In realtà la ragione umana, per sua natura, non arriva mai a completa tranquillità, per questo motivo tanto l’ignavia, quanto l’accidia, sono veleni per lo spirito.

Ignavia: noia, nausea, torpore, inerzia

Ignavia definizione
Ignavia, accidia, vuoto esistenziale

Quando votiamo la nostra esistenza all’effimero naufraghiamo in un mare di noia, d’inerzia, di torpore, provando un’insistente nausea, una vertigine che ci trascina sempre più in basso, verso un’esistenza vuota, deprivata della gioia, incapace di immaginare la felicità.

Martin Heidegger, nella sua opera Che cos’è metafisica? parlando dell’ignavia, la definisce come noia e afferma:

“La noia profonda che, come nebbia silenziosa, si raccoglie negli abissi del nostro esserci, accomuna uomini e cose, noi stessi con tutto ciò che è intorno a noi, in una singolare indifferenza”

Jean Paul Sartre si spinge oltre, definendo tale noia come nausea di esistere, sospesi tra l’essere e il nulla.

Sull’orlo di questo baratro nichilista poco resta di vivo e vivace nell’animo umano che si trova in procinto di spiccare il volo nella disperata speranza che il vuoto sia consolatorio, pacifico e silenzioso.

Ignavia … l’eterno dubitare

All’animo atterrito dalla vita si ripropone l’eterno dilemma di Amleto:

“Essere o non essere, questo è il problema.

Se sia più nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e, combattendo, annientarli.

Morire, dormire.

Niente altro.

E dire che col sonno mettiamo fine al dolore del cuore e ai mille colpi che la natura della carne ha ereditato è un epilogo da desiderarsi devotamente.

Morire, dormire.

Dormire, forse sognare: ah, c’è l’ostacolo, perché in quel sogno di morte il pensiero dei sogni che possano venire, quando ci saremo staccati dal tumulto della vita, ci rende esitanti.

Altrimenti chi sopporterebbe le frustate e lo scherno del tempo le ingiurie degli oppressori, le insolenze dei superbi, le ferite dell’amore disprezzato, le lungaggini della legge, l’arroganza dei burocrati e i calci che i giusti e i mansueti ricevono dagli indegni.

Qualora si potesse far stornare il conto con un semplice pugnale, chi vorrebbe portare dei pesi per gemere e sudare sotto il carico di una vita logorante se la paura di qualche cosa dopo la morte, il paese inesplorato dal quale nessun viandante ritorna, non frenasse la nostra volontà, facendoci preferire i mali che sopportiamo ad altri che non conosciamo?

Così la coscienza ci fa tutti vili e così il colore innato della risolutezza, lo si rovina con una squallida gettata di pensiero e le imprese d’alto grado e il momento, proprio per questo, cambiano il loro corso e perdono persino il loro nome di azioni” William Shakespeare – Amleto

Questo rimane di una vita vissuta nell’indecisione, nella paura, nella meschinità morale di chi non si assume mai la responsabilità di esistere.

Salutiamoci qui per il momento ma presto torneremo a parlare di vizi capitali e virtù.

Ti sono grata per aver letto questo lungo articolo sull’ignavia e sull’accidia.

Se l’hai trovato utile ti chiedo di condividerlo e se vuoi lasciami un segno del tuo passaggio sarò felicissima di conoscerti anche solo virtualmente.

Infine puoi guardare questo video: Vuoi vivere pienamente la tua libertà? Coltiva consapevolmente la passione e la compassione. Inoltre puoi continuare a seguirmi sul mio canale YouTube.

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45 Commenti

    1. Ciao Francesco la sperimentazione nella scrittura ti porta a guardare sempre più profondamente in te stesso. Alle volte può fare male ma è un viaggio fantastico proprio come dici tu

    2. Mi piace tanto il tuo modo di proporti.Io sono molto curiosa per natura e la lettera di quanto da te scritto mi ha fatto tornare ai miei banchi di scuola,al liceo dove mi sono arricchita di tante conoscenze. La filosofia era tra le materie preferite ed ancora oggi che ho 81 anni amo ripassare,ricordare e riflettere. Ho insegnato per 32 anni,adesso voglio imparare. Buona giornata

      1. Mari Teresa che grande complimento che mi hai fatto sono onorata che leggi le mie parole. Nella vita non si deve mai smettere di imparare, di meravigliarsi e di essere grati. L’età tesoro mio è solo un numero lo spirito va oltre ogni immanenza. Grazie, grazie ancora di essere qui

    1. Grazie Simo sono sempre contenta quando riesco ad essere utile grazie alla scrittura. Spero che continuerai a seguirmi e che ci sentiremo presto

      1. L’accidia , come rimozione del vivere, è stata esaminata , approfondita da tutti i filosofi, scrittori e moralisti. È un peccato o un nichilismo dell anima. È un comportamento che nuoce al soggetto che ne è pervaso. Per combatterla è necessario uno sforzo spirituale eroico. Fare gli esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola si può più facilmente guarire. Lo consiglio.

        1. Ciao Margherita grazie per aver condiviso questo tuo consiglio che immagino sia frutto della tua esperienza personale. Le vie per ascendere sono infinite ciò che conta è trovare la propria dimensione, ciò che ci fa stare bene

  1. Grazie Donata, questo articolo mi ha aiutato moltissimo a riconoscere quello stato d’animo a cui non sapevo dare un nome, una descrizione. Mi hai aiutata a guardare dritto negli occhi il nemico che si insinua silenzioso.

    1. Ciao Maria le tue parole mi fanno veramente piacere al cuore per 2 motivi: il primo perché questo blog ha lo scopo primario di essere utile alle persone e il secondo perché ogni passo che si compie sulla via della consapevolezza è un passo che rende liberi. Grazie a te

    1. Ciao Giampaolo è capitato anche a me per molti anni di lavorare con persone che non si assumevano mai la responsabilità per nulla e poi si lamentavano di tutto. Cambiare è sempre una decisione personale quindi se il tuo collega non vuole cambiare purtroppo c’è poco da fare. In ogni caso tu fai il tuo lavoro e non sostituirti a lui … in caso lui si appoggi a te per brillare di luce riflessa senza discutere né sprecare troppo parole, altrimenti sembrerebbe un pettegolezzo, mettilo in mostra e credimi otterrai dei dei risultati inaspettati anche solo di smascherare questo suo atteggiamento. Purtroppo ci vuole molta pazienza ma con azioni chiari e decise tutto si sistema sempre. Buon lavoro e spero tu possa risolvere tutte le difficoltà che ti affliggono

  2. Il Maestro Lu Tsu ha detto: i due errori dell’indolenza e della distrazione devono essere affrontati con un lavoro tranquillo, portato avanti ogni giorno senza interruzione; allora raggiungerai certamente la gnosi.

  3. Ti ringrazio. Una riflessione mi ha aiutato a capire. Mi segno il Tuo sito per ritornarvi domani e magari disturbarTi con mie considerazioni. Ciao. Biagio

    1. Ciao Biagio Grazie se ti sono stata utile sono contentissima e resto in attesa di tue ulteriori considerazioni ringraziandoti già da ora. A presto

  4. Caspita è meglio che mi dia una mossa.Molto esaustiva, è la parola giusta? Grazie per la spiegazione assai semplice perché la possa capire anche un non “letterato” come me.

    1. Grazie a te Ezio mi hai fatto un grande complimento. Per me è molto importante risultare chiara ed utile a chi decide di leggere quanto scrivo. Grazie veramente

      1. Grazie, sono contento di averti incontrata, avevo necessità di conoscere, di chiarirmi, ritengo si possa cadere in questi vizi spirituali ed esistenziali con estrema facilità, e spesso, molto spesso, non se ne conosce la portata, la gravità e le conseguenze che assecondando, tali propensioni dell’essere, *questi* possano portare alla propria persona, tanto più dannosa se sei padre con responsabilità educative nella crescita dei figli.
        Quale esempio ne possono mai trarre da un genitore accidioso o sognavo!
        Citando il sommo Dante: “nati non fummo a viver come bruti ma a seguire virtude e conoscenza”.
        Grazie ancora, una utilissima e ben argomentata descrizione di un male sottile molto diffuso e molto presente nel nostro tempo super informatico che ci fa essere “curiosamente” informati su tante cose ma poi ci porta a non prendere posizioni ferme e coerenti su nulla o quasi!
        Sviluppando spesso un forte mandato di delega per non voler assumere decisioni o un atteggiamento scontroso ed irascibile per non voler confrontarsi con nessuno forti del proprio presumere e sapere!
        Buon lavoro!
        Stefano

        1. Grazie Stefano per le tue parole. La forza è dentro di noi e sta a noi agirla nella nostra vita quotidiana mettendo in atto comportamenti veri e sinceri. Oggi reale e virtuale sono due dimensioni inseparabili ma proprio per questo non bisogna cedere alle lusinghe dell’ignavia ed agire facendo ognuno la propria parte manifestando il miglio di sé. Grazie ancora per il tuo commento e continua a seguirmi sono certa che avremo molte altre cose su cui riflettere. Donata

          1. Eccellente, felicissima di averti incontrata. Sei una persona di notevole cultura e perspicacia. Anche di cuore. Ciao buona giornata.

          2. Grazie Carola le tue parole mi emozionano e spero che continuerai a seguirmi. Scrivere è la mia vita quindi sono sempre in movimento e le novità in questo spazio virtuale che da qualche anno sento casa mia evolvono costantemente. Un abbraccio

  5. Grazie 1000 Donata!
    Chiara, semplice (se mai la filosofia lo possa essere!) e molto precisa. Grazie per il tuo prezioso contributo nella spiegazione di due tra i più interessanti e quanto mai attuali vizi capitali.
    Paola Capellini

    1. Grazie a te Paola per le tue parole gentilissime e visti i tempi difficili che stiamo vivendo, incredibilmente densi di emozioni contrastanti, per qualsiasi cosa sono qui anche solo per farti compagnia con i miei scritti. Grazie ancora

  6. Ciao Donata Bellissimo Essere Umano, mi hai Aperto la Coscienza con Parole Semplici Bellissime. Sarei Felice di incontrarti e Parlare con Te, quando avrai tempo e voglia. Buona Giornata. Sergio Pasqual

  7. Penso che l’ignavia consiste nel passo del Vangelo del buon Samaritano, dove troviamo più Ignavi.

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