L’invidia contiene in sé la propria pena. Tra i vizi capitali è il sentimento che avvelena la mente, il cuore, lo spirito di chi la prova.
Avrai sicuramente sentito almeno una volta nella tua vita posarsi su di te lo sguardo invidioso dell’altro.
Vediamo insieme di capire qualcosa in più di questo stato d’animo tanto doloroso quanto malvagio.
L’invidia ti divora da dentro
L’invidia è un’esplosione di cattivi sentimenti
L’invidia è una fame che ti consuma l’anima. L’invidioso si compiace per il male altrui e si consuma masticando cattive parole per ciò che invidia.
Dante Alighieri pone gli invidiosi nel Purgatorio, Canto XIII della Divina Commedia.
Il poeta si commuove vedendo le loro anime, ombre lacere con indosso una ruvida veste, gli occhi cuciti da fil di ferro, appoggiate alla parete di una montagna si sostengono tra loro, piangendo e gemendo, sull’orlo del burrone.
“Savia non fui, avvegna che Sapia fossi chiamata e fu de li altrui danni lieta assai che di ventura mia”
Sapia spiega a Dante e Virgilio di essere appartenente alla famiglia senese Salvani e di aver pregato Dio per la sconfitta dei suoi stessi concittadini e quando avvenne ne fu così lieta da credersi superiore a Dio stesso.
L’invidioso ride sin che il riso non lo strozza
Soffermati e guarda negli occhi l’invidioso non sa nascondere la propria invidia. Il suo sguardo è bieco, le sue parole sono accondiscendenti, sibilline, ti sorride di quel sorriso freddo fatto a denti scoperti che non allieta il cuore, anzi lo fa rabbrividire.
Lo ammetto, ne godo quando vedo l’invidia serpeggiare negli occhi di alcune persone, accompagnata da gesti maldestri quanto inutili che vorrebbero nasconderla.
All’inizio mi domandavo il perché di tanta invidia e cattiveria ma oggi che vedo come l’invidia ha ridotto la loro vita non posso che provare infinita pietà per chi l’inferno lo sta vivendo, qui, ora.
Forse è per questo che Dante pone gli invidiosi nel purgatorio. In realtà in questa vita hanno già sofferto le pene infernali.
Bruciano i castelli nella nebbia
“Quando l’invidioso non può avere un certo oggetto tutto per sé, non vuole che ce l’abbia nessun altro” – Tiffany Watt Smith – Atlante delle emozioni umane
Che sia una persona o una cosa, l’oggetto desiderato spasmodicamente diventa un’ossessione e quando finalmente l’invidioso entra anch’egli in possesso dell’oggetto amato e vede realizzata la rovina dell’altro che parimenti possiede lo stesso oggetto d’amore è soddisfatto, sino a quando un nuovo tormento non l’assale.
L’invidioso percorre il sentiero dell’esistenza come un miserabile che potrebbe realizzare ciò che desidera ma che spreca i suoi giorni, le sue risorse nella sofferenza e nella speranza che agli altri capitino le peggior cose, senza accorgersi di come, giorno dopo giorno, i fasti della giovinezza svaniscano, così come i soldi e i sogni di gloria e si ritrova lì, solo, a riflettere su quanto l’esistenza sia stata ingiusta nei suoi confronti.
Peccato aver sprecato un’occasione preziosa per crescere interiormente … Sarà per la prossima vita!
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