Omertà: un silenzio assordante che annichilisce la coscienza
L’omertà è tra gli atteggiamenti umani il più odioso. Fare finta di non vedere, non sentire, decidere consapevolmente di non parlare, significa tradire se stessi prima che i nostri simili e la legalità.
Chi tace, chi fa finta di non vedere e sentire, rinnega la propria coscienza e la coscienza collettiva.
In criminologia comprendere il fenomeno dell’omertà e delle sue dinamiche è fondamentale per lo svolgimento delle indagini.
Se vivi in una realtà omertosa trova il coraggio di rompere il silenzio e di ricostruire la tua esistenza alla luce della legalità.
Vediamo insieme come.

Omertà: un silenzio colpevole
Omertà significa: “Solidarietà diretta a celare l’identità dell’autore di un reato. Quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria, oppure imposta da timore di rappresaglie, consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze, o anche da qualsiasi giudizio nei confronti di una determinata persona o situazione: tutti sapevano, ma nessuno osò infrangere il muro dell’omertà“. (Vocabolario Treccani)
Le 3 scimmiette simboleggiano:

Non vedo, non sento, non parlo
A seconda delle situazioni, capita un po’ a tutti di comportarsi come le 3 scimmiette ma in realtà ognuno di noi:
- Vede benissimo
- Sente perfettamente
- Parla e troppo spesso straparla
Il comportamento omertoso come falsa solidarietà
L’omertà è un silenzio doloroso che giorno dopo giorno annichilisce lo spirito di chi l’agisce e di chi la subisce
Nella definizione di omertà la cosa che più mi ha colpito e che voglio farti notare è l’associazione del termine omertà al termine solidarietà.
In tale definizione la parola solidarietà è da intendersi nel suo significato più negativo ma poiché le parole come le persone possiedono una loro anima, l’idea stessa di associare all’omertà il termine solidarietà mi sconcerta.
Tale similitudine, in tutta la sua brutalità, mi porta alla mente vicende drammatiche quanto deprecabili.
Nell’espressione: ‘Tutti sapevano ma’ nella parola tutti, ci sono io e ci sei tu, quel ‘ma’ suona come la possibilità di fare la differenza ma scegliere scientemente, di voltare la faccia dall’altra parte, standosene con le mani in mano.
Solo un comportamento responsabile e consapevole può vincere l’omertà
In ogni analisi e riflessione criminologica è importante distinguere la responsabilità dalla colpa.
- La responsabilità è la capacità di rispondere dei propri comportamenti accettandone le dirette conseguenze.
- La colpa è insita ad un’azione od omissione che contravviene ad una legge o ad un precetto morale.
Riconoscendo le proprie responsabilità e le proprie colpe, ognuno di noi rafforza la propria consapevolezza, prendendo coscienza di sé.
La fisica insegna che l’energia non ama gli spazi vuoti. Quando si crea uno spazio vuoto tende a riempirlo. Questa legge si applica perfettamente alle società umane.
L’uomo per sua natura è sì, un animale razionale e sociale come insegna Aristotele ma troppo spesso si dimostra un essere avido, egoista ed egocentrico, soprattutto quando si sente minacciato.
Quando gli uomini, in parte per necessità e in parte per piacere si uniscono tra loro, nasce la società.
Ogni società è simile agli uomini che la costituiscono e per questo motivo ogni corpo sociale mette in atto le stesse dinamiche comportamentali degli individui che lo compongono.
Il valore della vita sociale
Ogni società civile è regolamentata dalle leggi, dalle norme etiche, dai principi morali, dagli usi, dai costumi, dalle tradizione e dalle innovazioni.
In particolare i canoni etici, appresi sin dai primi giorni di vita, attraverso l’educazione familiare e ambientale, sono il fondamento della nostra appartenenza al genere umano.
Tali precetti motivano il nostro comportamento e di conseguenza il comportamento della collettività a cui apparteniamo.
Le dinamiche sociali evidenziano i comportamenti individuali, dove gli spazi lasciati vuoti dall’etica, vengono colmati da disvalori, comportamenti contrari alla legalità e al senso prosociale dell’umanità.
In passato la famiglia, nucleo fondante della società, si basava sull’autorità e sulle regole imposte dal capofamiglia. Oggi la famiglia si fonda sulla relazione alla pari tra i membri che la compongono.
Le relazioni educative di origine familiare, per incidere sul comportamento del singolo individuo, soprattutto se in età evolutiva, si devono necessariamente basare sul rispetto reciproco e il riconoscimento delle singole peculiarità all’interno della famiglia stessa.
Come condividere per condividersi vincendo l’omertà
Ogni relazione autentica e costruttiva è fondata:
- sul dialogo
- sull’empatia
- sulla partecipazione diretta alle decisioni familiari
- sul rispetto delle norme legali e sociali
- sulla capacità di rapportarsi adeguatamente agli altri
La legalità e la prosocialità nascono e si sviluppano in seno alla famiglia.
Purtroppo l’omertà è simile ad un veleno che si insinua nell’esistenza individuale e sociale annichilendo, di giorno in giorno, lo slancio vitale di ogni singolo individuo e di conseguenza, del corpo sociale in cui è inserito.
L’omertà è tra i disvalori più pericolosi e dannosi alla vita individuale e sociale poiché trasforma ogni vitalità e creatività in una lenta, quanto inesorabile agonia e morte dello spirito.
Ognuno di noi ha la possibilità di lasciare traccia di sé nella memoria altrui. Fai che la tua impronta non sia lasciata nella sabbia così come avviene per chi è omertoso.
Se questa dissertazione sull’omertà ti è piaciuta ti chiedo di condividerla e di lasciare una traccia del tuo passaggio anche qui.
Sto vivendo sulla mia pelle i danni sociali creati dall’omertà. La mia ex compagna aveva una storia parallela con un collega da vari anni e una volta messa alle strette, trovato il modo di accusare me di tutto, ha smontato la famiglia che avevamo creato in 25 anni e si è trincerata dietro al muro di omertà creatole intorno dalla propria famiglia e dagli amici. Io ne sono rimasto fuori, impotente. Incontro visi e sorrisi ipocriti ogni giorno, soffro nella mia solitudine di uomo istintivamente portato a condividere i propri stati d’animo, le proprie emozioni. Il mio senso della giustizia, offeso ed umiliato dai silenzi e dalle maschere indossate da tutti mi da un tormento profondo e mi lascia la dolorosa sensazione di essere isolato, solo, per quanto certo del valore assoluto di ciò in cui credo. Non mi sono mai conformato al comportamento comune ed ho sviluppato una mia cosscienza che, a quanto vedo, è del tutto fuori dal coro, tanto da essere ritenuta ridicola e fuori moda, non in linea con i tempi moderni. Ho perso una persona che pensavo infinitamente migliore di quanto non si sia dimostrata, questo è senz’altro un bene, anche se il tempo necessario alla metabolizzazione sarà molto lungo. È l’omertà, tuttavia, che mi sconvolge più di ogni altra cosa.
Ciao Guglielmo so bene come ci si sente quando finisce una storia importante e ci si trova isolati. L’omertà quotidiana, il sorriso e il saluto gentile, di quella gentilezza che taglia più di una lama. Sarà banale ma il tempo lenisce le ferite e l’unica reale consolazione è quella di aver scoperto chi ti è sinceramente vicino e chi no. In questo momento, anche se è difficile, goditi la vita, viziati e devi proprio volerti bene. Ti abbraccio
Una riflessione che condivido appieno e da cui ho tratto, ovviamente col tuo nome, spunto per un pezzo del mio blog. Un grazie di cuore per la semplicità dell’esposizione e per la chiarezza dei tuoi concetti.
Grazie Antonio per la tua condivisione è davvero importante lottare giorno dopo giorno contro l’omertà per creare un a società più consapevole e significativa.
Ho appena letto ai miei studenti quella pagina de “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, in cui si mette il luce l’atavico comportamento di una società succube. Ora, se mi consenti, metterò a loro disposizione le tue parole sull’ omertà.
Grazie.
Grazie Antonio questo tuo messaggio mi onora profondamente. Spero tanto che le mie parole possano essere utili ai tuoi studenti e per qualsiasi cosa sono qui. Buon lavoro e grazie ancora
So cosa significa la parola omertà mi ha distrutto tutta la mia vita specie sessuale con mio marito persona unica che è stato paziente x tanto e tanto tempo perché parenti stretti mi avevano fatto molte cose e mia madre che diceva il contrario x difendere le bestie della sua generazione.. Se mio padre avesse saputo li avrebbe scannati e io ancora oggi ne porto le ferite e un tarlo che mi porterò alla tomba…quanta paura ho avuto e non avevo nessuno poi con gli anni sono diventata più forte però non mi sono mai fidata specie degli uomini
Cara Dionisia le tue parole sono un grido di dolore che mi ferisce il cuore. Immagino che ora sia passato molto tempo da quei giorni terribili ma la bambina che è in te ancora sente la violenza di quei momenti e secondo me è il momento di darle voce. Prenditi cura di te stessa volendoti bene, staccati da tutte le persone che in qualche modo ti hanno fatto del male, meglio soli che mal accompagnati.
L’omertà è sempre pericolosa ma la più dolorosa è quella che noi stessi e quindi ricordalo sempre se hai bisogno di aiuto non aver paura a domandarlo anche solo per elaborare la sofferenza che porti dentro.
Arriva un momento nella vita di ognuno di noi per fare pace con il proprio passato per lasciarlo andare e rinascere alla vita. Un abbraccio grande, grande
L’omertà è ormai il “protocollo” degli esseri “umani”, purtroppo è evidente per chi la distingue ed identifica. Senza raccontare le mie esperienze, vi ringrazio di ciò che ho letto qui. L’omertà è una piaga sociale sempre più ben inserita e collaudata.
Grazie
Renata
Ciao Renata qualsiasi sia la tua esperienza l’omertà crea una ferita profonda che spesso fatica a rimarginarsi. Mi dispiace per il tuo dolore e spero davvero di esserti stata utile con le mie parole. Ti auguro ogni bene