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Omertà: il silenzio che annichilisce la coscienza

21 Febbraio 2018 Donata 3 minuti

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L’omertà è tra gli atteggiamenti umani il più odioso. Fare finta di non vedere, non sentire, decidere consapevolmente di non parlare, significa tradire se stessi prima che i nostri simili e la legalità.

Chi tace, chi fa finta di non vedere e sentire, rinnega la propria coscienza e la coscienza collettiva. In criminologia comprendere il fenomeno dell’omertà e delle sue dinamiche è fondamentale per lo svolgimento delle indagini.

Se vivi in una realtà omertosa trova il coraggio di rompere il silenzio e di ricostruire la tua esistenza alla luce della legalità. Vediamo insieme come.

omerta
Chi tace sta zitto e basta

Omertà: un silenzio colpevole

Omertà significa: “Solidarietà diretta a celare l’identità dell’autore di un reato. Quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria, oppure imposta da timore di rappresaglie, consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze, o anche da qualsiasi giudizio nei confronti di una determinata persona o situazione: tutti sapevano, ma nessuno osò infrangere il muro dell’omertà“. (Vocabolario Treccani)

Le 3 scimmiette simboleggiano:

omertà

  • Non vedo
  • Non sento
  • Non parlo

A seconda delle situazioni, capita un po’ a tutti di comportarsi come le 3 scimmiette ma in realtà ognuno di noi:

  • Vede benissimo
  • Sente perfettamente
  • Parla e troppo spesso straparla

Omertà come falsa solidarietà

L’omertà è un silenzio doloroso che giorno dopo giorno annichilisce lo spirito di chi l’agisce e di chi la subisce

Nella definizione di omertà la cosa che più mi ha colpito e che voglio farti notare è l’associazione del termine omertà al termine solidarietà. In tale definizione la parola solidarietà è da intendersi nel suo significato più negativo ma poiché le parole come le persone possiedono una loro anima, l’idea stessa di associare all’omertà il termine solidarietà mi sconcerta.

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Tale similitudine, in tutta la sua brutalità, mi porta alla mente vicende drammatiche quanto deprecabili. Nell’espressione: ‘Tutti sapevano ma’ dove nella parola tutti, ci sono io e ci sei tu, quel ‘ma’ suona come la possibilità di fare la differenza ma scegliere di voltare la faccia dall’altra parte standosene con le mani in mano.

omertà#legalità#prosocialitàClick To Tweet

Solo un comportamento responsabile e consapevole può vincere l’omertà

In ogni analisi e riflessione criminologica è importante distinguere la responsabilità dalla colpa.

  • La responsabilità è la capacità di rispondere dei propri comportamenti accettandone le dirette conseguenze.
  • La colpa è insita ad un’azione od omissione che contravviene ad una legge o ad un precetto morale.

Riconoscendo le proprie responsabilità e le proprie colpe, ognuno di noi rafforza la propria consapevolezza, prendendo coscienza di sé. 

La fisica insegna che l’energia non ama gli spazi vuoti. Quando si crea uno spazio vuoto tende a riempirlo. Questa legge della fisica si applica perfettamente alle società umane.

L’uomo per sua natura è sì, un animale razionale e sociale come insegna Aristotele ma troppo spesso si dimostra un essere avido, egoista ed egocentrico, soprattutto quando si sente minacciato. Quando gli uomini, in parte per necessità e in parte per piacere si uniscono tra loro, nasce la società. Ogni società è simile agli uomini che la costituiscono e per questo motivo ogni corpo sociale mette in atto le stesse dinamiche comportamentali degli individui che lo compongono.

Ogni società civile è regolamentata dalle leggi, dalle norme etiche, dai principi morali, dagli usi, dai costumi, dalle tradizione e dalle innovazioni. In particolare i canoni etici, appresi sin dai primi giorni di vita, attraverso l’educazione familiare e ambientale, sono il fondamento della nostra appartenenza al genere umano.

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Tali precetti motivano il nostro comportamento e di conseguenza il comportamento della collettività a cui apparteniamo. Le dinamiche sociali evidenziano i comportamenti individuali, dove gli spazi lasciati vuoti dall’etica, vengono colmati da disvalori, comportamenti contrari alla legalità e al senso prosociale dell’umanità.

In passato la famiglia, nucleo fondante della società, si basava sull’autorità e sulle regole imposte dal capofamiglia. Oggi la famiglia si fonda sulla relazione alla pari tra i membri che la compongono.

Le relazioni educative di origine familiare, per incidere sul comportamento del singolo individuo, soprattutto se in età evolutiva, si devono necessariamente basare sul rispetto reciproco e il riconoscimento delle singole peculiarità all’interno della famiglia stessa.

Ogni relazione autentica e costruttiva è fondata:

  • sul dialogo 
  • sull’empatia
  • sulla partecipazione diretta alle decisioni familiari
  • sul rispetto delle norme legali e sociali
  • sulla capacità di rapportarsi adeguatamente agli altri

La legalità e la prosocialità nascono e si sviluppano in seno alla famiglia. Purtroppo l’omertà è simile ad un veleno che si insinua nell’esistenza individuale e sociale annichilendo, di giorno in giorno, lo slancio vitale di ogni singolo individuo e di conseguenza, del corpo sociale in cui è inserito.

L’omertà è tra i disvalori più pericolosi e dannosi alla vita individuale e sociale poiché trasforma ogni vitalità e creatività in una lenta, quanto inesorabile agonia e morte dello spirito.

Ognuno di noi ha la possibilità di lasciare traccia di sé nella memoria altrui. Fai che la tua impronta non sia lasciata nella sabbia così come avviene per chi è omertoso. Se questa dissertazione sull’omertà ti è piaciuta ti chiedo di condividerla e di lasciare una traccia del tuo passaggio anche qui.

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Archiviato in: Riflessioni criminologiche
Etichettato con: Pericolosità sociale, Prosocialità, Sicurezza sociale

Donata

Ciao sono Donata ho una laurea in filosofia e una formazione biennale in criminologia. Da sempre amo leggere e scrivere e la mia attività spazia dall'insegnamento delle scienze umane alla prosocialità.

Interazioni con il lettore

Commenti

  1. Guglielmo dice

    2 Febbraio 2017 a 4:02

    Sto vivendo sulla mia pelle i danni sociali creati dall’omertà. La mia ex compagna aveva una storia parallela con un collega da vari anni e una volta messa alle strette, trovato il modo di accusare me di tutto, ha smontato la famiglia che avevamo creato in 25 anni e si è trincerata dietro al muro di omertà creatole intorno dalla propria famiglia e dagli amici. Io ne sono rimasto fuori, impotente. Incontro visi e sorrisi ipocriti ogni giorno, soffro nella mia solitudine di uomo istintivamente portato a condividere i propri stati d’animo, le proprie emozioni. Il mio senso della giustizia, offeso ed umiliato dai silenzi e dalle maschere indossate da tutti mi da un tormento profondo e mi lascia la dolorosa sensazione di essere isolato, solo, per quanto certo del valore assoluto di ciò in cui credo. Non mi sono mai conformato al comportamento comune ed ho sviluppato una mia cosscienza che, a quanto vedo, è del tutto fuori dal coro, tanto da essere ritenuta ridicola e fuori moda, non in linea con i tempi moderni. Ho perso una persona che pensavo infinitamente migliore di quanto non si sia dimostrata, questo è senz’altro un bene, anche se il tempo necessario alla metabolizzazione sarà molto lungo. È l’omertà, tuttavia, che mi sconvolge più di ogni altra cosa.

    Rispondi
    • donatasalomoni dice

      2 Febbraio 2017 a 10:08

      Ciao Guglielmo so bene come ci si sente quando finisce una storia importante e ci si trova isolati. L’omertà quotidiana, il sorriso e il saluto gentile, di quella gentilezza che taglia più di una lama. Sarà banale ma il tempo lenisce le ferite e l’unica reale consolazione è quella di aver scoperto chi ti è sinceramente vicino e chi no. In questo momento, anche se è difficile, goditi la vita, viziati e devi proprio volerti bene. Ti abbraccio

      Rispondi

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