Cosa sono la pericolosità sociale e il comportamento antisociale
In criminologia la pericolosità sociale è uno degli argomenti più discussi poiché la sua valutazione nello svolgimento di una perizia incide profondamente sull’esito processuale e il trattamento del reo.
Pertanto, in base alla pericolosità sociale e al conseguente comportamento antisociale, è possibile creare dei percorsi formativi, rieducativi e risocializzanti efficaci, atti al recupero e al reinserimento sociale di chi delinque.
Se vuoi saperne di più sulla definizione e valutazione della pericolosità sociale e relativo comportamento antisociale, ti consiglio di continuare la lettura.

Pericolosità sociale: comprenderla per valutarla
La pericolosità sociale è uno degli argomenti più discussi in criminologia.
La sua valutazione in fase peritale è fondamentale per poter ideare progetti per la rieducazione e la risocializzazione di chi delinque.
La pericolosità sociale all’articolo 203 del Codice Penale viene così definita:
Agli effetti della legge penale è socialmente pericolosa la persona anche se non imputabile che ha commesso un reato quando è probabile che commetta nuovi reati.
Dalla valutazione della pericolosità sociale alla diagnosi di comportamento antisociale
Procedendo di seguito vado a definire un comportamento antisociale:
Il disturbo antisociale di personalità è caratterizzato dal disprezzo patologico che la persona manifesta contro le regole e le leggi.
Tale comportamento si concretizza come un’impulsivo irresistibile.
Il soggetto si dimostra incapace di provare empatia e di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e reazioni.
Per definire la pericolosità sociale del reo e creare programmi di intervento e recupero efficaci, è quindi necessario analizzare i tratti antisociali del suo comportamento.
Le emozioni che caratterizzano il comportamento antisociale
Capire le emozioni che caratterizzano il comportamento antisociale è determinante per comprendere la pericolosità sociale insita in tali manifestazioni comportamentali.
Ad esempio, per valutare la reattività del reo, sono particolarmente incisivi i seguenti stati d’animo:
- Rabbia
- Impulsività
- Ira
- Disprezzo verso cose, animali, persone
- Freddezza e conseguente distacco emotivo
- Noia, stanchezza, depressione
- Invidia
- Piacere nel controllare, umiliare e dominare gli altri
- Aggressività
- Violenza psicologica e fisica
Disturbo antisociale di personalità
Le persone affette da un disturbo antisociale di personalità, sono incapaci di comprendere e manifestare emozioni come:
- Gratitudine
- Empatia
- Attenzione verso gli altri
- Affetto
- Pentimento
Pertanto non riescono a comprendere il punto di vista altrui e la sofferenza che provocano con le proprie azioni/reazioni.
Per questo motivo si mostrano, sia durante le perizia che durante le fasi processuali:
- Indifferenti al dolore provocato
- Noncuranti del valore antisociale del danno inflitto alla vittima
- Emotivamente distaccati dagli eventi cagionati con le proprie azioni/reazioni
- Cinici e irrispettosi verso le autorità
Comportamento antisociale e pericolosità sociale: 2 realtà inseparabili nella valutazione peritale del reo
Le persone socialmente pericolose si mostrano noncuranti della sicurezza propria e altrui.
Vediamo ora alcuni esempi dei comportamenti tipici legati alla noncuranza e all’irresponsabilità:
- Trascuratezza nell’accudimento di sé e dei propri familiari
- Abuso di sostanze
- Pratiche sessuali a rischio
- Guida spericolata
- Irresponsabilità in ambito lavorativo, finanziario, relazionale e sociale
Inoltre la scarsa capacità di provare rimorso per le conseguenze dannose delle proprie azioni si manifesta con atteggiamenti quali:
- Indifferenza
- Propensione a minimizzare i danni arrecati
- Il reo durante la testimonianza tende a raccontare gli eventi in modo superficiale, fantasioso, falso
- La vittima viene colpevolizzata per ciò che è avvenuto
Rieducare, risocializzare e formare alla prosocialità
Educatori e formatori sanno bene che ogni individuo presenta dei punti di forza, dei punti di debolezza e delle fragilità.
Nello specifico, in soggetti particolarmente problematici, è fondamentale far leva sulle potenzialità residue, per poter ideare e mettere in atto un intervento efficace.
La prima cosa che va tenuta presente nella creazione di un progetto rieducativo, formativo e risocializzante è la collaborazione del soggetto, poiché ogni imposizione cadrà nel vuoto e renderà la persona maggiormente diffidente e non collaborativa.
Come creare un progetto rieducativo e risocializzante
Nella progettazione di ogni intervento prosociale bisogna rispettare le seguenti fasi operative soprattutto se il fine ultimo è quello di rieducare e risocializzare chi delinque.
- Osservazione, diretta e indiretta, della persona presa in carico, partendo da un’attenta lettura della documentazione.
- Ascolto del soggetto attraverso molteplici colloqui.
- Condivisione dell’intervento con l’utente partendo dalla fase di progettazione, procedendo nella realizzazione e infine la conclusione.
- Sostegno costante alla persona e alla sua famiglia. Durante i vari momenti di attuazione del percorso formativo, rieducativo e risocializzante, i diretti interessati non si devono mai sentire soli e abbandonati a se stessi.
Se la persona, assunta in carico come utente, per quanto possa essere considerata compromessa, non viene posta come soggetto attivo della progettazione e della messa in atto dell’intervento, ogni progetto rieducativo e risocializzante rischia di fallire i suoi obiettivi.
In conclusione
Il fallimento nella progettazione e messa in atto di interventi rieducativi e risocializzanti è una sconfitta per tutti!
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Ciao Donata sono una collega psicoterapeuta con 25 anni di esperienza in carcere come esperto e art. 80. Ho operato sia all’interno di istituti maschili sia femminili per adulti. Oltre a Roma anche a Napoli-Poggioreale.
Complimenti per il tuo articolo chiaro e preciso nella descrizione dei tratti essenziali degli antisociali e sull’importanza di una diagnosi differenziale.
Aggiungerei il grande contributo portato dalle neuroscienze nel recupero o meno delle potenzialità residue del soggetto.
Grazie per il tuo contributo, buon lavoro, Brunetta Capraseccca
Ciao Brunetta nel mondo carcerario si potrebbero fare così tante cose utili e belle sia per il recupero rieducativo e risocializzante dei detenuti ma anche per il sostegno agli operatori. Pensa solo il valore aggiunto che porterebbero dei percorsi di meditazione e lo sviluppo di potenzialità nella ricerca interiore. Il mondo della detenzione, a qualsiasi livello, andrebbe riformato partendo dalla valorizzazione delle potenzialità di tutti coloro che lo vivono quotidianamente. Grazie Brunetta per le tue parole e per il lavoro che svolgi per rendere migliori certe situazioni sicuramente molto complesse. Un abbraccio Donata