Vuoi ritrovare te stesso? Inizia il tuo viaggio in silenzio
Vuoi ritrovare te stesso? Senti il bisogno di startene un po’ in pace, in penombra, al calare della sera?
La ricerca interiore fiorisce nel silenzio che nasce dal cuore e si diffonde nello spirito.
In silenzio mediti e fai pace con te stesso. Il silenzio è una porta sull’eternità. Perdersi in se stessi è un’emozione indescrivibile. È l’emozione che si prova quando si è seduti, ad occhi chiusi, accanto al Maestro, sei lì e questo ti basta.
Osho teneva incontri serali chiamati darshan dove si trovava a tu per tu con i suoi sannyasin, i suoi amati discepoli. C’è un momento nella vita in cui comprendi che devi andare oltre la quotidianità ed è allora che inizi a cercare un Maestro che ti indichi la via.
Sei alla ricerca di te stesso e non sai da dove iniziare?
Continua a leggere questo articolo e magari possiamo diventare compagni di viaggio.

Vuoi ritrovare te stesso? Il silenzio è un buon compagno di viaggio
Vuoi ritrovare te stesso? Non puoi fare tutto da solo. All’inizio hai bisogno di un vero Maestro, una persona fedele e leale che ti indichi la via da percorrere. Stare seduti ai piedi del Maestro è un’esperienza vivificante, simile a quella che ho provato stando vicina al mio papà quando era gravemente ammalato.
Stando lì semplicemente, senza dover fare niente, seduta su una seggiola al suo fianco. La mente inizialmente si perdeva in un vortice di pensieri, di recriminazioni, di rimpianti a tratti imprecavo contro il mondo poi con il passare delle ore tutto questo rumore si acquietava, sino a farmi sentire una presenza, semplicemente un’essenza.
La vita ti propone continuamente delle occasioni per imparare ed evolvere. La mia lezione riguardava la pazienza, devo ammetterlo, non è stato facile comprendere ed accettare.
Vuoi ritrovare te stesso? Ricorda che ogni viaggio inizia con un piccolo passo
Per ritrovare te stesso parti sempre da dove ti trovi. Voglio raccontarti brevemente la mia esperienza. Il mio Salomon, si è ammalato quando ero ancora molto giovane e doverlo seguire e gestire è stato un sacrificio che spesso mi è pesato profondamente.
Ricordo le ore passate in ospedale, alla casa di riposo, al suo fianco, mentre giaceva semi-incosciente o addormentato. Quelle ore non passavano mai!
All’inizio ti senti impotente e dentro ti monta una rabbia tale che vorresti sbranare chiunque ti si ‘para davanti’. Poi si sprofonda in uno stato di passività, simile alla rassegnazione, sperando che tutto finisca presto e nel modo più indolore possibile.
Alla fine te ne stai lì, stai lì e basta, imparando a stare con quello che è. La vita, in sé e per sé è meravigliosa, ti propone degli spazi di gioia malgrado la sofferenza. Ho passato ore a leggere tra me e me poi ho passato ore a leggere al mio Salomon i libri più assurdi nelle ore vuote delle lunghe degenze.
Ho tanti bei ricordi di quei giorni. Le merende in compagnia di altri pazienti bevendo il tea e mangiando i biscotti al burro che la sorella di uno di loro portava regolarmente, le passeggiate in giardino a guardare le gazze, l’ultimo abbraccio e poi via in silenzio. Te ne sei andato sorridendo nella notte incontro a chissà quali nuove avventure.
Seduto ai piedi del Maestro
Quando ho iniziato a leggere i libri tratti dai discorsi di Osho, ho riconosciuto immediatamente la sensazione che i discepoli descrivono stando seduti ai piedi del loro amato Maestro. Quando sei seduto ai piedi del Maestro diventi consapevole che la vita è qui, ora.
Il silenzio celato nel tuo spirito diventa armonia e la pazienza una fedele compagna nelle ore più buie.
“Dove siete spiriti? Beneamati spiriti
dove siete andati, spiriti con cui parlavo?
Forse, ora che non mi ispiro a spiriti, respiro
Dov’è andato il grande esercito per cui mi armavo?
Dove siete spiriti, beneamati spiriti
dove siete andati, spiriti con cui parlavo?
Forse io non sarò restio al destino a questo giro
Dove siete andati, spiriti per cui mi amavo?” Rancore e DJ Myke – Dove siete spiriti
Non ho mai accettato fino in fondo la malattia di Salomon, il calvario degli interventi, delle crisi cardiache e l’ictus che l’ha reso completamente dipendente da tutti. Oggi ho compreso che è stato un insegnamento importante, sia per lui che per me e nel silenzio della meditazione ringrazio l’esistenza per questa esperienza.
Abbiamo condiviso momenti preziosi, chiacchierando tra noi, ridendo del fatto che lui era un highlander, l’ultimo tra gli immortali e quindi nulla poteva abbatterlo mentre mia mamma decisamente più pragmatica scuoteva la testa.
Vuoi ritrovare te stesso? In silenzio chiudi gli occhi entra dentro di te e a te ritorna.
Se hai trovato utili queste mie riflessioni ti chiedo di condividerle e di lasciarmi un tuo commento. Sarò felice di sentire la tua esperienza sui sentieri della ricerca interiore.
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In particolare ti invito a guardare questi 2 video dedicati all’esperienza del silenzio: