sentirsi-colpevoli

Senso di colpa come paura, negazione e responsabilità di sé

Il senso di colpa consuma la tua esistenza e a lungo andare ti rende impossibile vivere con gioia.

L’attribuzione della responsabilità delle proprie azioni è fondamentale per l’elaborazione del senso di colpa e nel caso della commissione di reati, per il risarcimento, materiale ed immateriale, alla vittima.

Ogni senso di colpa si radica dentro di te e quel dolore profondo che senti pulsare e che spesso neghi di sentire, annichilisce il tuo spirito, rendendoti vuoto e solo.

Affrontare i propri sensi di colpa e assumersi la responsabilità di sé è l’unico modo per crescere e trasformare la propria esistenza.

Vediamo insieme come!

senso di colpa
Edvard Munch – L’assassino (1910)
Non è colpa mia!

Il senso di colpa si nasconde dietro mille scuse

Nel periodo in cui ho prestato servizio in carcere come assistente volontaria, ho potuto ascoltare tante storie di vita, mille racconti per descrivere cause ed effetti dei propri reati.

Spesso ho sentito detenuti dirmi semplicemente: ‘Ho fatto del male’, ‘Ho fatto una cosa brutta’, alle volte con un senso di rammarico, altre come nulla fosse.

Per non parlare della scuola. Immagino che chiunque insegni ha sentito milioni di scuse dalle più fantasiose: ‘Proprio ieri il gatto ha mangiato i miei appunti e non ho potuto studiare’ alle più banali: ‘Sono stato male come mai in vita mia’.

Ammettiamolo, un po’ tutti, nel corso della vita, accampiamo delle scuse per nascondere le nostre colpe, piccole o grandi che siano e non assumerci la responsabilità delle nostre azioni.

L’attribuzione della colpa porta con sé il peso della responsabilità

Colpa definizione:

“Azione che contravviene a una norma civile, morale o religiosa.”

“In diritto, indica un comportamento che produce danni ad altre persone, non volontariamente ma per distrazione, negligenza, inosservanza di leggi”. Dizionario delle scienze psicologiche di Luciano Mecacci

Esistono 2 tipi di trasgressioni:

  1. Trasgressioni involontarie. Una trasgressione involontaria se imputabile si definisce colpa.
  2. Trasgressioni intenzionali. Diversamente dalla trasgressione involontaria, una trasgressione intenzionale è caratterizzata dalla coscienza e volontarietà di ledere. In tal senso la trasgressione si dice dolosa.

Inutile negarlo. Che le trasgressioni siano colpose o dolose, nessuno vuole portare sulle proprie spalle la responsabilità delle proprie azioni e delle relative conseguenze. Nello specifico quando sono agiti deplorevoli o reati veri e propri.

Quante volte si sente ripetere: è stato bello, è stato divertente, è stato solo uno scherzo, una ragazzata. Oppure: è stato brutto, violento, brutale ma ciò che è stato è stato.

Nel momento in cui si devono fare i conti con ciò che si è fatto, calpestando totalmente l’altro e la propria coscienza, un po’ per paura, un po’ perché non si è riusciti a farla franca, si cercano delle giustificazioni pur di non ammettere la propria colpa e farsi carico delle proprie responsabilità.

Perdersi in un mare di scuse

Così nascono le scuse più incredibili. Anche perché quando si tratta di giustificarsi diventiamo tutti creativi.

La colpa è:

  • della famiglia
  • della scuola
  • delle brutte compagnie
  • delle istituzioni assenti
  • dello zio d’America

… e tutto perché? Non è colpa mia! Non è mai colpa mia!

Assumersi la colpa e il relativo senso di colpa per ciò che si è fatto, significa assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

Nella maggioranza dei casi è più facile negare le proprie responsabilità nascondendosi, attribuendole agli altri così che nessuno si sente mai totalmente responsabile di niente, è sempre colpa dell’altro, della società, delle istituzioni.

Diventare consapevoli, significa comprendere ciò che sentiamo e di conseguenza, ciò che sente l’altro, quando gli facciamo del male.

Pensa agli atti di bullismo, quante volte si sentono i genitori dei bulli che per giustificare i comportamenti violenti dei propri figli affermano:

  • è stata una burla
  • volevano giocare, divertirsi un po’
  • è stato uno scherzo finito male

Pensa alle violenze familiari, allo stalking quante volte si sente dire:

  • solo per una spinta
  • solo per una sberla
  • non lo farò più
  • ma io ti amo! Come se questo potesse giustificare tutto

Pensa ai reati a sfondo sessuale:

  • in fondo se l’è andata a cercare
  • bastava stare più attenti, magari non bere così
  • vestirsi diversamente, in modo più decoroso

… e ancora scuse

Non dimenticherò mai la naturalezza con cui un detenuto, parlandomi di una lite in cui era stato coinvolto, mi ha detto: ‘Ma sì, avevo un coltello in mano e mi è scappata una coltellata’ quasi fosse naturale che succedesse, quasi come se l’altro, l’accoltellato, ci fosse caduto sopra al coltello, quasi un fastidio.

Infine tra le scuse più gettonate troviamo la categoria ‘mi hanno messo in mezzo’:

  • non ho visto niente
  • non lo sapevo
  • non potevo immaginare
  • non mi ricordo
  • al momento ero perso nei miei pensieri

Non sono io il problema! Il problema non sono io!

Una delle affermazioni più tipiche che viene accampata per negare ciò che si è fatto è: ‘Non sono io il problema’ e alle volte mi viene spontaneo pensare:

Ma ne sei certo? Sei proprio sicuro di non essere tu e proprio tu colui che ha causato il problema?

Spesso questo pensiero, anche se espresso brutalmente, non sfiora neppure  la mente del colpevole o di chi lo circonda, è sempre l’altro, magari la vittima che in qualche modo si è messa in mezzo, diventando responsabile dell’azione/reazione.

Fa comodo a tutti che la colpa sia sempre altrui! Sino a quando per ciò che facciamo daremo la colpa agli altri, esisteranno sempre i furbetti che se la caveranno sciacquandosi la coscienza affermando ipocritamente:

  • non lo sapevo
  • non capivo
  • mi dispiace! Ovviamente per me stesso, per essere stato beccato

Le vittime ci guardano in silenzio con i loro occhi vuoti

Poi ci sono gli altri, le vittime che ‘stupidamente’ si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato, fossero state più attente e consapevoli, magari, non succedeva niente

Questo atteggiamento sempre deresponsabilizzante del colpevole fa della vittima una figura secondaria che spesso subisce una seconda vittimizzazione e che lascia tutti, tranne i colpevoli, con l’amaro in bocca.

Come avrai ben capito il concetto della colpa non è una questione facile da definire, in modo particolare quando sono coinvolti dei minorenni. In merito ho scritto un libro contenente le linee guida per l’ascolto protetto del minore.  

Per riuscire ad elaborare efficacemente un senso di colpa occorre il coraggio di guardarsi dentro consapevolmente.

Se hai trovato utili queste mie riflessioni sul senso di colpa ti chiedo di condividerle e di lasciarmi un tuo commento.

Inoltre puoi continuare a seguirmi sul mio canale YouTube. 

42 Condivisioni

Articoli simili

2 Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *