Vivere in carcere destabilizza profondamente qualsiasi detenuto, sconvolgendone la vita, annullando qualsiasi concetto di libertà personale e privata.
La vita in carcere ha un compito socialmente determinante quello di rieducare e risocializzare il reo.
La vita in carcere, giorno dopo giorno, depriva delle fondamentali sensibilità umane, lasciando spazio alla paranoia e alla violenza.
Ti sei mai chiesto come sia realmente la vita in stato di detenzione?
Continuando la lettura ti parlerò della mia esperienza come assistente volontaria nella speranza di trasmetterti, in modo autentico come si svolge la vita in un penitenziario e di come quest’esperienza risulti più o meno utile per il reinserimento sociale di chi delinque.

Vivere in carcere: come cambia la tua esistenza
Vivere in carcere depriva il detenuto della libertà e della privacy, scatenando sentimenti quali:
- Rabbia
- Paura
- Paranoia
- Dolore
Non dimenticarti mai che ogni detenuto è una persona come me e te con i suoi limiti, le sue paure, le sue fragilità e i suoi punti di forza, indipendentemente dai reati commessi.
Da sempre, oltre all’insegnamento, mi occupo di prosocialità e di attività olistiche e spesso sento parlare di come ci si senta rinchiusi in ‘prigioni’ da sbarre invisibili e di come le prigioni più pericolose siano quelle che costruiamo intorno a noi a causa dei nostri pregiudizi, delle nostre convinzioni limitanti e dei condizionamenti sociali in cui quotidianamente siamo immersi.
Teoricamente condivido queste parole e so quanto la nostra mente possa diventare una prigione ma credimi vivere in carcere è veramente un’altra cosa.
Per circa tre anni ho prestato servizio nel penitenziario della mia città come assistente volontaria.
Nello specifico mi occupavo di alcuni detenuti che mi venivano segnalati dalla Direzione aventi problematiche familiari con particolare riguardo alla sfera della genitorialità.
Questa lunga esperienza ha cambiato la mia visione dell’esistenza e della vita in detenzione.
La vita in carcere: conseguenze
La prima volta che sono entrata nel blocco penitenziario dove svolgevo i colloqui di sostegno, la cosa che più mi ha colpito è il rumore dei cancelli che si chiudevano dietro le mie spalle.
Paradossalmente, in quelle piccole celle per i colloqui, mi sono sentita più al sicuro che altrove, inserita in un mondo a sé, con le sue regole e le sue dinamiche comportamentali.
Dietro le sbarre, nella vita in carcere, ho conosciuto una diversa dimensione del vivere in società, ho trovato tanta umanità ma anche tanta diffidenza, cattiveria e furbizia. Ho compreso che esistono tanti modi diversi di interpretare la vita, la morte, la malattia e la libertà.
Ho capito che il mostro non esiste, siamo tutti esseri umani e proprio nel momento in cui diamo spazio assoluto alla nostra natura pulsionale, ci trasformiamo in ciò che non siamo o per lo meno non siamo solo quello e spesso l’incapacità di comunicare i nostri disagi può diventare una causa che spinge a delinquere.
La detenzione tra giustizia e giustizialismo
Di questi tempi è facile e popolare agitare la forca e invocare forme sempre più severe nel trattamento di chi delinque ma per la mia esperienza il carcere, così come è pensato oggi, non solo non è un luogo rieducativo e risocializzante ma al contrario esaspera gli animi di chi vi è detenuto insegnando, ai reclusi, ciò che ancora non conoscono delle diverse dinamiche delinquenziali.
La pena della detenzione ha diverse funzioni:
- Difesa sociale
- Deterrente a delinquere
- Prevenzione della delinquenza
In ogni caso perché la pena abbia un valore rieducativo e risocializzante, non puramente risarcitorio, è fondamentale, durante la detenzione, restituire al detenuto, dignità, rispetto di sé e della società in cui tornerà a vivere a fine pena.
Se il reo, durante la detenzione, non ricostruisce il rispetto di sé e consequenzialmente il rispetto verso gli altri, qualsiasi pena, risulterà inutile quanto inefficace.
La persona a fine pena, ritornando in libertà e scontrandosi con una realtà sociale che lo rifiuta, emarginandolo, per vivere spesso ritorna a delinquere diventando recidivo.
Vivere in carcere: il valore della rieducazione e risocializzazione
Rieducare significa creare e rendere fruibili degli strumenti: cognitivi, emotivi e sociali che permettano al detenuto di superare la propria antisocialità.
Per compiere questo processo di crescita, è fondamentale per chi vive in carcere, frequentare percorsi scolastici e formativi, dove si possano acquistare competenze utili per trovare un lavoro a fine pena.
Infatti il lavoro, sia all’interno del penitenziario che all’esterno, è un fattore determinante per il recupero del reo.
La possibilità di lavorare dà significato alle tante ore di passività, a cui per forza maggiore, i detenuti sono sottoposti dal regime detentivo.
Inoltre, è importante favorire la creatività in tutte le sue forme. A livello educativo, l’essere creativi, permette alla mente di trovare percorsi cognitivi alternativi e superare le ‘cattive abitudini’ che spesso sono la prima causa di reato.
La risocializzazione permette di rinforzare quelle capacità relazionali necessarie a ricostruire la propria identità sociale gravemente compromessa dalle vicende giudiziarie e dalla vita in carcere.
Le pene detentive alternative nelle loro molteplici forme, sono fondamentali per risocializzare chi delinque.
All’interno della struttura penitenziaria è vitale attuare percorsi risocializzanti per contenere la pressione sociale della vita comunitaria coatta.
Essere deprivati delle più semplici libertà individuali come per esempio:
- alzarsi al mattino
- mangiare
- andare a dormire
- prendersi cura di sé
- muoversi liberamente in struttura
- vivere la propria sessualità
crea frustrazione e aggressività che spesso si trasforma in violenza agita contro se stessi, compiendo atti di autolesionismo e/o contro gli altri detenuti, nello specifico contro i soggetti più fragili che proprio per la loro incapacità di difendersi, si trasformano in capri espiatori.
Il valore prosociale di un welfare state equo
Sono convinta che non esistono esseri umani buoni o cattivi per natura. Inevitabilmente, sono le condizioni in cui viviamo, l’educazione che riceviamo e le malattie, mi riferisco ai disturbi mentali e comportamentali che ci spingono ad agire.
I comportamenti pulsionali aggressivi, insiti in ogni essere vivente, possono portare chiunque a delinquere, per questo una buona gestione dello stato sociale (welfare state), dovrebbe mettere in primo piano le figure più fragili, promuovendone la dignità e l’autonomia.
Tale discorso, vale in modo particolare, per tutti coloro che si trovano a vivere in carcere.
La vita in carcere come opportunità di riscatto personale e sociale
Mi piace pensare che un welfare state gestito realmente in modo prosociale, permetta ad ogni individuo di crescere secondo le proprie attitudini, dando spazio ai punti di forza, facendo leva sulle potenzialità residue, senza escludere nessuno dalla vita sociale attiva.
Vivere in carcere, scontando la pena per il reato commesso, assume significato solo se il percorso punitivo e detentivo rieduca e risocializza il reo, rendendolo consapevole dei reati commessi ma soprattutto restituendolo alla società con un ruolo attivo e responsabile.
So quanto sia doloroso parlare delle proprie esperienze, in particolare se legate alla vita in carcere. Se ti senti di lasciarmi un tuo commento ne sarei onorata o se preferisci contattarmi privatamente non farti nessun problema.
Ti ringrazio anticipatamente se vorrai condividere quanto ho scritto; non c’è nulla come l’isolamento e il silenzio che possa ferire l’anima.
Inoltre puoi continuare a seguirmi sul mio canale YouTube.
Trovo queste riflessioni molto interessanti anche se l’insicurezza sociale che si respira in questo periodo lascia poco spazio ad una razionale rieducazione del reo
Caro Francesco comprendo benissimo il tuo malessere mai come in questo momento storico ci si sente insicuri ma è proprio per questo che risulta fondamentale il percorso rieducativo e risocializzante di chi delinque proprio per evitare che torni a farlo. Parlarne, confrontarsi è l’unico modo per sconfiggere la paura dilagante e per pensare un futuro diverso da quello che si profila all’orizzonte se si continua a pensare in modalità negativa. Se ci neghiamo l’azione prosociale volta alla speranza per un futuro migliore ci neghiamo automaticamente la speranza di una vita felice. Grazie e teniamoci in contatto!
Ciao io ho una detenzione domiciliare a casa per 4 mesi di un reato non ostativo niente di grave ,ho fatto già un mese me ne mancano tre ma a casa dai miei non riesco più a stare .Cosa potrei fare,?
Ciao Andrea esistono 2 alternative. La prima è finire di scontare la tua pena in carcere e la seconda è finire la pena in una struttura alternativa che comunque deve decidere il giudice ma richiede un certo tempo burocratico magari devi sentire cosa ti consiglia in merito il tuo avvocato. Personalmente rifletterei bene prima di muovermi dalla casa dei tuoi genitori, per quanto ti sembri insopportabile viverci, anche perché le alternative non sono particolarmente allettanti. Sono certa che l’avvocato che ti segue saprà darti un parere legale più preciso del mio. Ti auguro ogni bene Donata
Salve io sono una moglie di un detenuto, la mia vita è finita il giorno Dell arresto sono dovuto andare a lavorare con un bambino piccolo di 12 mesi, e quello che avevo in pancia non è arrivato alla nascita, la sua famiglia assenteista mi ha solo creato problemi, volevo solo domandare loro hanno sbagliato e noi che colpa ne abbiamo, io mi auguro che presto finisca questa storia, perché mi sta distruggendo, scusi lo sfogo
Cara Rosamaria grazie per le tue parole e per lo sfogo. Alle volte è necessario sfogarsi per ritrovare un pizzico di serenità. Comprendo bene il tuo dolore un misto di rabbia e sofferenza dura purtroppo però le persone sono quello che sono e spesso agiscono solo guardando le “colpe” e non tutti coloro che sono implicati in vicende che portano necessariamente a rimettersi in discussione.
Sii fiera di esserti messa in gioco e aver lavorato per crescere il tuo bambino ad oggi non devi dire grazie a nessuno se non a te stessa e questo ti deve sempre e comunque far camminare a testa alta malgrado gli sbagli commessi da chi ti sta intorno. Ti auguro con tutto il cuore di trovare quella serenità smarrita e sono certa che il piccolo mai nato vi protegge da lassù e sorride sempre a te e al suo fratellino. Un abbraccio grande
Ciao,sto per andare in carcere oggi o domani vengono a prelevarmi in quanto sono definitivo e mi sono state rigettate le richieste di pene alternative.
È la prima volta che affronto questa esperienza e ho 51 anni per cui l’ansia è tanta..ma ci sta.
Il vero problema per me è che è 25 anni che soffro di disturbi d’ansia,attacchi di panico e depressione,fuori riesco a cavarsela in quanto mi sono organizzato la vita seguendo determinati rituali che mi fanno evitare le cose che possono scatenare le mie fobie.
Volevo chiederti come devo comportarmi all’ingresso per esporre questi miei problemi ed essere aiutato ad affrontare questa esperienza.
Ti ringrazio ciao
Ciao Domenico come prima cosa devi parlare con lo psichiatra e lo psicologo che fa servizio nel penitenziario. Ovviamente all’ingresso porta con te qualsiasi documento che attesti questi tuoi disturbi. I primi giorni in cui sarai in struttura naviga basso vedi un po’ com’è l’ambiente e comunque insisti con il tuo legale per le pene alternative. Ti auguro ogni bene
Ma è vero che in carcere si viene stuprati? No perché è assai diffuso questo luogo comune e vorrei sapere quanto c’è di vero
Ciao Gabriele a questa tua domanda posso rispondere dicendoti che ovunque si può essere stuprati come l’esperienza dimostra quotidianamente. Un consiglio, lascia perdere i luoghi comuni che spesso vengono supportati da banali pregiudizi
Ciao Donata.
La mia compagna è detenuta a roma.
Io le scrivo una lettera ogni giorno.
In quale modo posso essere utile per lei in modo sostanziale?
Grazie !
Ciao Antonio la cosa più preziosa per essere utile alla tua compagna è quella di starle vicino in tutti i modi possibili: lettere, visite, fornirle cose che le possono servire nella quotidianità. Devi essere paziente, lo so ci saranno giorni difficili ma credimi poi passano. A livello legale parla con l’avvocato e vedi come muoverti per la situazione giudiziaria della tua compagna. Ciò che conta è che lei senta che ci sei. Per qualsiasi altra informazione sono qui. Un abbraccio
Grazie mille Donata.
Con la mia compagna possiamo avere e-mail… lettere. E ho due colloqui al mese che noi chiamiamo “appuntamenti”.
In certi periodi lei si mette in silenzio e io mi preoccupo.
Dunque… faccio bene a tenere sempre vivo un contatto anche se lei cade nel silenzio? Ho iniziato anche a cucinare per lei…. le pochissime ricette che sono consentite.
Grazie Donata. Si ho chiamato suo avvocato. Grazie del consiglio.
Ti chiederó senz’altro altri consigli.
Lei si era illusa di uscire subito. Invece passeranno alcuni mesi
Un saluto. A presto
Cara Donata,
Il 20 settembre 2018, a 25 anni, sono stato arrestato improvvisamente mentre ero al lavoro con l’accusa di atti persecutori nei confronti di un ragazzo di cui ero innamorato e con il quale avevo avuto una strana relazione.
La mia vita si è come interrotta quel maledetto giorno e da che dovevo rimanere pochi giorni ho passato 20 giorni in carcere, 27 ai domiciliari e i successivi 6 mesi a fare la spola tra casa e Questura per l’obbligo di firma.
Lavoravo, studiavo ed avevo una vita normale.
Chiaramente ho dovuto interrompere tutto.
A distanza di un anno e mezzo sono riuscito a riprendere con buoni risultati i miei studi post laurea (ironia della sorta in materia giuridica) e una vita stabile.
Sono in causa con lo Stato per l’ingiusta detenzione siccome le accuse che mi erano state mosse si sono rivelate infondate e due magistrati superficiali hanno stravolto la mia vita con tre fogli di carta.
Sento tuttavia un vuoto dentro di me che non riesco ben a spiegare, a volte è più forte a volte meno. Mi sento ridicolo a paragonare la mia esperienza a quelli di detenuti che hanno passato anni tra sbarre e cancelli però penso che abbia inciso parecchio su di me…e più passa il tempo paradossalmente più sembra incidere.
Nella tua esperienza hai mai notato casi di persone che inizialmente durante lo choc della carcerazione o per qualche mese dopo sembrassero stare “bene” e che invece con il passare degli anni sentivano come l’eco di un “mostro” che chiamava da lontano?
Concludo ringraziandoti anticipatamente e complimentandomi per quanto hai scritto, condivido ogni parola.
Caro Luca quello che scrivi mi tocca profondamente il cuore. Ho visto moltissimi ragazzi e uomini come te provare questa tua stessa sensazione quindi con il cuore in mano mi sento di dirti 2 cose. La prima: trasforma questo dolore in creatività, poni la tua energia nel lavoro e visto che ti occupi di studi giuridici aiuta gli altri che vivono la tua stessa situazione anche solo attraverso qualche ora di volontariato in qualche associazioni. La seconda cosa: non tenerti dentro questa sofferenza. Parlane con qualcuno che sia in grado di ascoltarti veramente e in modo competente. Le esperienze della vita ci cambiano profondamente ma se riusciamo a renderle propositive possono rendere la nostra esistenza ancora più preziosa. Ti auguro ogni bene
Grazie mille Donata per le belle parole, proverò a sfruttare al meglio questa triste esperienza…l’idea di mettere le mie conoscenze al servizio di altri in futuro mi è passata per la testa in effetti.
Ciao Donata, ho trovato questo articolo molto interessante..Aiuta a vedere realtà lontane dalla vita quotidiana..
Da molto tempo ho avuto il desiderio di scrivere lettere di incoraggiamento a detenuti..che come dici sono persone normali che per via di circostanze sbagliate ora pagano un caro prezzo..mi chiedo se ci sia un modo per scrivere ai carcerati o carcerate. E quale sia il modo più sicuro e utile.grazie mille
Ciao Federica se contatti un’associazione magari vicino a dove risiedi così da poterli conoscere personalmente, puoi chiedere di aderire ai loro progetti di sostegno ai detenuti. So che ci sono molte iniziative in tal senso devi solo trovare quella più comoda e sicura per te.
La rete del volontariato è una grande risorsa che tra l’altro ti permette di agire insieme ad altri e secondo parametri sicuri ed efficaci di intervento.
Complimenti per questo tuo desiderio di prosocialità c’è sempre più bisogno di persone che si attivino per dare una mano concreta a chi ne ha bisogno.
Salve sono la mamma di un detenuto volevo consiglio come comportarmi visto che come premessa mio figlio è un recidivo e per problemi di droga e comportamentali a luglio L ho dovuto mettere alla porta malgrado ho mantenuto i contatti con lui continua a vivere in modo sbagliato tanto da avere una condizione legale pessima sono in attesa del primo colloquio e non saprei come comportarmi sono molto arrabbiata e delusa e voglio dirlo a lui e sono fermamente convinta di uscire dalla sua vita fino a che non decida di farsi aiutare da chi è di competenza x le sue problematiche ma non saprei della sua reazione che in cuor mio spero in un cambiamento ma consapevole che potrebbe risultare peggiorativa Grazie saluti
Cara Anna credimi ti sono vicina con tutto il cuore. Nell’esperienza che ho vissuto in carcere ho visto tante situazioni come la tua e l’unica soluzione è e rimane la comunità se vissuta ovviamente consapevolmente e con la volontà di smettere con la droga e cambiare vita.
So quanto sia difficile mantenere i nervi saldi in questi particolari frangenti ma è necessario che a colloquio con tuo figlio non ti arrabbi per non creare una situazione di muro contro muro. Dimostrati disposta ad accompagnarlo nel cambiamento, facendoti aiutare dalle autorità penitenziarie, puoi chiedere un colloquio con la direzione e gli assistenti sociali che lo stanno seguendo ma nello stesso tempo decisa sulla tua posizione di volerlo vedere cambiare vita.
Ti auguro ogni bene e per qualsiasi cosa sono qui
Ciao donata io sono disperata.
Mio marito è entrato a marzo del 2018 in carcere per una pena di 8 mesi,io mi sono ritrovata sola con 2 bambini una di 6 anni e il piccolo di 3 mesi.
Io sono stata sempre vicino a mio marito dandogli la forza di superare questa brutta esperienza,le sono stata sempre vicino gli scrivevo 3/4 email al giorno per non farlo sentire solo.oggi a distanza di 2 anni lui sta cambiando, dice che non riesce più a capirsi e che nel suo corpo ci sono 2 persone: il buono e il cattivo.
Con me è cambiato tanto si isola vuole stare solo e non sa più se vuole stare con noi.
Risponde male,non ha più pazienza ne con me e ne con i bambini,dice che vorrebbe sparire e stare un po solo…
Oggi mi ha detto che una parte di lui vuole rimanere e l’altra parte no,sinceramente io non so più come comportarmi e come intervenire ho paura che se lo lascio andare poi non lo rivedo più.
Cosa devo fare? Io sono arrivata a pensare che questo suo comportamento era dipeso da un tradimento,non ci sto capendo nulla e vorrei sparire anche io per capire cosa sta succedendo…per favore se mi puo’ aiutare io sono una mamma e una moglie disperata
Ciao Alessandra il carcere cambia profondamente le persone che ne fanno esperienza. La consapevolezza di tuo marito è molto importante. Se ci pensi tutti possediamo 2 anime distinte, così come siamo in grado di comprendere il bene e il male. Capisco bene la tua disperazione ma mi permetto di consigliarti di lasciarlo libero di allontanarsi per ritrovare se stesso. Diversamente stando in una situazione di tensione si rischia solo di danneggiare la vostra relazione arrivando ad un punto di non ritorno.
Ci sono momenti nella vita che per vedere ritornare una persona pienamente consapevole di sé è necessario lasciarla andare e vedere cosa succede. So bene, per esperienza personale quanto sia difficile ma l’alternative è incattivirsi e perdervi comunque. Ti abbraccio forte, forte.
Donata
Ciao donata io dovrei scontare una pena di 2 anni e 8 mesi, io già ho scontato 1 anno e 4 mesi con i domiciliari ancora devo scontare un residuo di 1 anno e 4 mesi, il mio reato e’ stato di aver( palpeggiato una giovane ragazza) però nessuno abbia visto questo palpeggio, il mio legale ha detto che non posso scontare la rimanenza ai domiciliari perché non avrei fatto 1 anno di osservazione carceraria, pero io soffro anche di epilessia da almeno 10 anni, ma posso richiedere la detenzione domiciliare
Ciao Marco nello specifico non mi intendo di questioni puramente legali ma sono convinta che se con il tuo avvocato presentare una certificazione per la tua patologia sicuramente è possibile ottenere una detenzione alternativa alla carcerazione. Ti auguro ogni bene
Buongiorno Donata, da un po’ di giorno seguo le vicende di coloro ai quali viene contestato il reato di omicidio stradale. Sono anche molto giovani, e che per mera superficialita’ si ritrovano oggi ad affrontare una situazione gravissima. Non credo che il carcere sia la situazione migliore anche perche’ sono persone normalissime che come spesso purtroppo capita guidano dopo aver bevuto un po’ di vino o superando il limite di velocita’ (come tanti). Non ci vedo intento omicida e mi chiedo come si puo’ rinchiuderli se di intenzionale non v’e’ nulla. Credo che il carcere sia devastante per tutti. Perche’ non se ne parla mai? Come stanno i detenuti? Subiscono violenza? Hanno freddo? Fame? Bisognerebbe non dimenticate mai che sono essere umani ancora piu’ fragili e portare loro sempre e comunque rispetto favorendone la crescita interiore e non destabilizzarli e mortificarli. Mi viene da piangere quando penso a queste persone nei confronti delle quali la vita e’ stata ingiusta per non aver donato loro sufficiente amore.
Cara Daniela in questo tuo messaggio metti a fuoco molteplici aspetti della vita carceraria. Permettimi di risponderti procedendo per punti.
1. Che il carcere in sé non serve a molto se non crea progetti rieducativi e risocializzanti per il recupero del detenuto, siamo tutti d’accordo. Ovviamente la vita carceraria, come ogni vita comunitaria ha dei limiti riguardanti l’aspetto esistenziale di chi vi è costretto ma nello stesso tempo non dimentichiamo che chi viene incarcerato ha commesso un reato e quindi proprio con la detenzione e le misure alterative alla carcerazione è chiamato a rispondere del reato commesso.
2. Per quanto riguarda l’omicidio stradale chiunque si metta alla giuda senza la lucidità per guidare è in torto indipendentemente dalla volontà di commettere o no un dolo. Sta alla magistratura definire le modalità dell’incidente procurato e decidere come procedere.
3. Quando si tratta di questioni riguardanti la giustizia è giusto appunto tenere presente i diritti di tutti: vittime e rei. Personalmente sono convinta che senza una reale riforma carceraria per il recupero di chi delinque purtroppo non si va molto lontano e i problemi si ripresentano sempre uguali a se stessi.
Ti ringrazio tanto per il tuo commento e per la sensibilità che hai mostrato verso un tema veramente ignorato in questo periodo in cui sembriamo un po’ tutti aver perso di empatia e umanità.
Sto scrivendo la tesi sul carcere mi piacerebbe avere questo splendido linguaggio che ha lei! Mi crea un discorso per me diverso da quello che si trova qui internet?
Grazie per le tue parole e sono certa che il tuo lavoro sia interessante. Per ulteriori informazioni credo sia meglio sentirci privatamente via mail se vuoi contattarmi per spiegarmi meglio di cosa hai bisogno per i tuoi studi puoi farlo attraverso il modulo contatti. Grazie ancora attendo un tuo riscontro
Buonasera Donata, mio marito si trova in carcere da 7 mesi ne dovrà scontare altri 7 per finire la sua pena. Il reato risale a più di 8 anni fa dove aveva scontato già un anno in custodia cautelare. Da allora siamo andati avanti abbiamo ripreso la vita di prima e tutto andava perfettamente, poi all’improvviso un pomeriggio è stato arrestato per l’arrivo del
definitivo. A me è crollato il mondo addosso la prima volta l’ho vissuta diversamente, ci sono stata male ma in qualche modo sono riuscita a gestirla meglio. Adesso invece non so come fare per andare avanti, soffro di ansia e attacchi di panico, le mie giornate sono vuote ed insignificanti, è come se fossi anche io dietro le sbarre. Con lui non riesco ad essere per un minuto felice durante i colloqui, questa volta penso proprio di non farcela, per la testa ho sempre pensieri negativi che non riesco a scacciare mai neanche per un minuto. Ho perso totalmente il sonno, e se riesco ad addormentarmi un po’ mi sveglio sempre di soprassalto in preda agli incubi. Sento di non avere le forze per affrontare neanche la quotidianità, questa cosa mi sta distruggendo piano piano, giorno per giorno una parte di me muore. Non provo più emozioni positive solo ansia, ansia e paranoie, mi convinco che non finirà più e che non ce la faccio ad arrivare alla fine. Nella testa ho mille pensieri negativi non riesco a rilassarmi un minuto. La pandemia da covid ha complicato ancora di più le cose non abbraccio mio marito da 6 mesi e questo contatto mi manca molto. Ho pensato a tutto, il dolore è straziante non so se ce la farò ad andare avanti. Da un po’ di tempo ho anche pensieri brutti come quello di farla finita perché non riesco a sopportare questo dolore troppo forte per me.
Cara Claudia il momento che stai vivendo è tragico. Come prima cosa ti chiedo di andare da un medico per riuscire a tenere sotto controllo i sintomi che ti stanno rendendo la vita ancora più pesante. Quando c’è bisogno di aiuto è necessario chiederlo e vedrai che tenendo sotto controllo il panico e l’insonnia quanto meno sarai più lucida.
Immagino anche l’ulteriore difficoltà dovuta a questa pandemia e in tal senso non puoi farci nulla e questo è un fatto che purtroppo riguarda tutti.
Ma ora pensiamo a qualche cosa di bello: in questo periodo così brutto che stai vivendo che ne dici di fare progetti per il futuro? Lo so sembra banale ma credimi il futuro arriverà, arriva sempre e quindi il mio consiglio è quello di preparare una lista di cose da fare e da dire a tuo marito quando verrà scarcerato e finalmente riprenderete la vostra vita insieme. Credimi il fatto stesso di scrivere una lista ti darà la sensazione di costruire qualcosa di concreto per il vostro futuro è anche un modo di pensare in positivo facendo in modo che la tua lista non sia solo un elenco ma il più dettagliata possibile. Inoltre se ti va puoi parlarne con lui durante i colloqui questo ti permetterà di mantenere vivo un legame messo in difficoltà dalla detenzione.
Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti non esitare a contattarmi. Un abbraccio
Cara Donata,
io ancora non sono detenuta ma lo saro’ presto; putroppo in 6 ani di separazione(21 anni di matrimonio) con il mio ex marito( per un’altra donna piu’ giovane) non sono riuscita ad acettarlo soprattutto perche’ mi ha manipolato i miei figli, eleonora allora aveva 19 e mezzo che con una carta di credito e una nuova macchina ha mentito contro di me dicendo che non ero una persona che non mi ono mai interessata di lei, ed il piccolo Samuel che allora aveva 9 anni e mezzo dopo varii incontri protetti, perche la giudicessa ha dato l’affidamento esclusivo al mio ex, americano, questo mi ha fatto diventae instabile , depressa e’ agrressiva e autolesionista, ho tentato il suicidio 3 volte; io lavoro ho sempre lavorato, il mio ex fu buttato fuoi dalla marina americana e purtroppo l’ho sposato lo stesso, anche se i miei erano contrari “credevo fosse vero amore;
cmq andando al punto ho una accusa di stalking con comma 3 pertanto non posso piu’ vedere mio figlio che a giugno ha compito 15 ani e non lo vedo dal 17 luglio 2017;
la rabbia mi sale in cntinuazione irrefrenabile e soprattutto perche da poco ho saputo che e’ mio figlio che si rifiuta di volermi vedere e non iniziare piu’ gli inconri protetti; ho inviato ms e email (anche con minacce) continuamente che questa storia deve finire e’ che voglio andare in galera solo per finire questi 6 anni di stress e angoscia che mi porto dentro…piango e mi dispero…il mio avvocato mi ha revocato il mandato x questo motivo e sinceramente NON CE LA FACCIO PIU’ A COMBATTERE poiche’ il mio ex ha un amico magistrato di ischia che e’ corrotto fino all’osso e da allora che non vado avanti con nulla …pago pago pago fin’ora ho sborsato piu’di 30 mila euro ; il divorzio non me lo vuole dare la casa e’ cointastata ; mia figlia che amavo piu’ della mia vita, altrattanto il mio bambino; si rifiuta anche di parlarmi;
OGGI SONO STANCA VOGLIO ANDARE IN GALERA PERCHE’ DEVE FINIRE QUEST’INCUBO; LO SO CHE LA GALERA SARA’ PEGGIO MA IL SUICIDIO E’ UN’ALTRA OPZIONE;
Ciao Anna ho letto molto attentamente le tue parole e immagino il dolore che da anni ti sta consumando ma prima di intraprendere qualsiasi azione è giunto il momento di fermarti e di chiedere aiuto per recuperare la serenità che hai perso da tempo. Io non sono uno psicologo ma sono certa che hai bisogno di aiuto per poter tornare a giudicare la tua vita in modo chiaro e lucido.
Scusa se le mie parole ti possono sembrare dura ma in questo momento è fondamentale che tu stia bene anche perché solo stando bene potrai recuperare una relazione con i tuoi figli.
Come prima cosa rivolgiti con fiducia al tuo medico di famiglia e a quanti stanno gestendo la tua situazione. Non c’è nulla di male a chiedere aiuto per evitare di cedere alla disperazione. Mi raccomando ascolta e rifletti su queste mie parole che so essere poca cosa ma è necessario che superi in modo efficace e con l’aiuto di persone qualificate questa tua stanchezza di vivere.
Scrivimi per farmi sapere come stai e ti raccomando inizia, malgrado le difficoltà oggettive che verranno, a volerti bene. Un caro saluto Donata
cara donata,
purtropo ho gettato la spugna;
ho avuto psicologi psichiatri, che mi hanno riempito di medicine che non capivo piu’ nulla, ed io ho un lavoro che devo essere lucida; i psicologi purtroppo non fanno altro che dire cercati un uomo altrettanto i psichiatri; e se io un uomo non lo voglio??? perche’ il sesso per loro e’ cosi’ importante /??
ormai sono arrivata al punto di cedere al carcere o un salto nel vuoto….perdero’ lavoro e tutto il resto che mi sono costruita; i miei figli si rifiutano di parlarmi non perche’ sono pazza o altro e’ perche’ non possono andare conro al manipolatore, il padre, senno’ niente soldi auto e altro; hanno fatto le loro scelte ed io ho fatto la mia di scelta…SONO STANCA DI COMBATTERE!!!
Cara Anna so bene per esperienza il dolore che provoca la stanchezza di vivere ma so altrettanto bene quanto sia importante accettare le prove della vita che alla fine si rivelano insegnamenti preziosi. Ti chiedo, in questo momento tanto difficile di sospendere ogni giudizio e di arrenderti alla vita e vedere cosa accade. Alle volte pensiamo che le cose siano insormontabili e poi comunque cambiano inaspettatamente.
I tuoi figli cresceranno e quando saranno più maturi e autonomi vedrai che alcuni comportamenti si modificano naturalmente.
Per quanto riguarda la tua vicenda giudiziaria non posso entrare nel merito ma anche qui le cose seguono le vie della giustizia lente ma comunque sempre risolutive.
Augurandoti ogni bene ti abbraccio anche solo virtualmente
Quello che ho letto mi fa tanta paura
Mi trovo nella condizione di non saper aiutare il mio compagno non conosco la vita del carcere,ma sarò costretta ad abituarmi.Lui è la mia vita e ho paura di perderlo il quel posto orribile
LUI NON È CAPACE DI SOPRAVVIVERE
Ciao Antonella il tuo stato d’animo è più che comprensibile ma non abbandonarti allo sconforto. Il carcere è un mondo nel mondo con proprie regole scritte e non scritte. Gli operatori malgrado le tante difficoltà si prendono cura dei detenuti e i servizi non mancano per intraprendere un percorso di recupero.
Stai vicina al tuo compagno per quanto è possibile, ci mancava pure questa pandemia che rende tutto più complicato … ma ricordati sempre che solo affrontando questa realtà insieme potrete superarla e andare oltre.
Tieniti sempre in contatto anche con l’avvocato che segue la vostra vicenda giudiziaria ed eventuali servizi sociali. Più si è presenti più le cose funzionano sia per te che per chi vive lo stato detentivo, credimi.
Lo so in questo momento hai paura ma serve razionalità per affrontare questo vostro momento difficile. Ti auguro ogni bene per ogni altra cosa sono qui
Buona sera Donata e buona sera alle persone che avranno voglia di leggere questo mio commento. Non sono un carcerato, non ho parenti o amici in carcere, ma allora vi starete chiedendo:”cosa ci fai qui”.
Innanzitutto vorrei fare i complimenti per il lavoro che svolge Donata e il prezioso aiuto che sa dare a chi ne ha bisogno e in secondo luogo vorrei mandare un enorme abbraccio a tutti i famigliari e ai detenuti che stanno scontando una pena. Credo che togliere la libertà ad un essere umano sia la cosa più brutta che ci possa essere. Vi sono vicino e cercate di tenere duro.
Tiziano ❤
Grazie Tiziano le tue parole mi aprono il cuore e nutrono la mia determinazione a proseguire nel lavoro che svolgo quotidianamente a favore della prosocialità e della ricerca di sé. Grazie dal più profondo del cuore
Dottoressa sono il padre di un ragazzo di 24 anni che nello stupore di tutti, perché è sempre stato seguito ed amato,e perché FONDAMENTALMENTE è una persona Buona.. è stato arrestato per rapina… Come posso aiutarlo e seguirlo affinché si ravveda e comunque venga fatto un percorso rieducativo e non soltanto lasciandolo chiuso in una Cella.. cosa può chiedere e fare all’interno della struttura ( lavorare,studiare etc)…???…con IMMENSO DOLORE…porgo distinti saluti.. Massimo.
Caro Massimo le tue parole mi toccano profondamente il cuore perché so bene il dolore misto a sgomento che stai provando. La prima cosa che tuo figlio deve fare stando in carcere, vista poi la giovane età, è ‘muoversi’ dimostrando voglia di fare: studiare, partecipare ai lavori in struttura, attivarsi nelle diverse attività organizzate anche semplicemente andare agli incontri in chiesa. Purtroppo il momento è infelice a causa di questa pandemia che ha ridotto le attività organizzate per pericolo del contagio.
Ti raccomando cercate di stargli vicino e di parlare con gli operatori che lo seguono così da farvi parte attiva nel processo di recupero. Vi auguro ogni bene
Cara Donata le situazioni spiacevoli e i guai spesso sono di comodo…..è più difficile abbassarsi a fare lavori umili,accettare rimproveri e privazioni di ogni genere piuttosto che sapere che prima o poi qualcuno ci aiuterà e ci toglierà dalla ca..a….troppo bello vivere senza regole e senza limitazioni…chi fa entra e esci dalla galera evidentemente si trova bene…conosco tanti senza tetto che si accontentano di 1 € e non rompono i coglioni a nessuno..scusami se ti va di controbattere accetto confronti costruttivi.
Ciao Mario la vita è così densa di situazioni tra loro dissimili che non si può proprio generalizzare. Dietro ogni detenzione ci sono mille situazioni diverse e quindi è difficile anche solo pensare che a tutti vada bene così. Nel tuo messaggio nomini un’altra categoria fragile e che merita tanto rispetto e attenzione: i senzatetto. Anche in questo caso le motivazioni per cui si finisce alla deriva sono infinite e la speranza e che prima o poi il nostro Stato costituisca una serie di misure e provvedimenti per ridare dignità e appartenenza attiva a tutti, in quanto tutti siamo membri della società con pari diritti e doveri. I tempi che stiamo vivendo sono difficili ma voglio essere fiduciosa che la prosocialità non rimanga solo una parola vuota ma divenga una realtà di progresso e un segno di concreta civilizzazione. Grazie per il tuo commento e come dici tu quando il confronto è civile aiuta tutti a crescere
Carissima io capisco che Dio è infinitamente buono e giusto ma vuoi che almeno qualcuno sconti una pena minima per avere creato disagio o avere distrutto la vita di qualcuno??? Sono consapevole che l’essere umano si rifà spesso sugli errori e le disgrazie degli altri….conscio certamente che anche io potrei trovarmi a commettere gravi errori e finire nel buio più totale e chiedere aiuto…Purtroppo devo e tengo a precisare che delle volte il detto ‘chi è causa del suo male pianga se stesso’ andrebbe insegnato ai bambini sin da piccoli. Vivere nella società moderna è sicuramente difficile ma se ci si nasconde dietro uno smartphone il fallimento arriva subito. Non critico non contesto e non giudico gli errori di chi è dietro le sbarre…ma almeno ascolto chi è fuori a soffrire per chi ha subito danni a causa loro. Non parlo del ladro di polli amica mia. Ti sarò gia antipatico immagino . Grazie per le piacevoli chiaccherate
Ciao Mario scusami il ritardo nella risposta.
Certo che la pena deve essere garanzia per evitare alla vittima una seconda vittimizzazione ma questo non toglie che senza rieducare e risocializzare chi delinque il dolore della vittima sarà vano e cadrà nel vuoto creando ulteriore vittimizzazione.
Perché mi dovresti essere antipatico? Adoro confrontarmi con chi pensa in modo differente dal mio, alla fine è una crescita per tutti.
Grazie e scusa ancora il ritardo della mia risposta